Noi genitori della Arcobaleno vogliamo
difendere la scuola pubblica dai tagli
Vi voglio raccontare di una scuola elementare della nostra città di Padova: si chiama Arcobaleno - non è intestata a un benemerito della patria, il nome venne scelto dai bambini - e da trenta anni è una scuola a tempo pieno. Nata con un progetto didattico coraggioso che negli anni ha subito limature, attente messe a punto, ma che da sempre è stata scuola di 40 ore settimanali. Una scuola in cui gli insegnanti sono motivati, appassionati - a dir poco - e competenti, in cui c'è una biblioteca di più di 5000 volumi, in cui anche il personale non docente vive il proprio lavoro con l'orgoglio che si riserva ai progetti condivisi.
E' una scuola con tanti bambini di molte etnie e molti colori (d'altra parte con un nome così...), in cui laboratori interclasse portano tutti a ragionare su storie e differenze cercando ciò che sempre affratella l'uomo, a esercitarsi con pittura, musica e cucina, in cui si effettuano uscite durante le quali i bambini, emozionati, leggono ad alta voce testi di autori al Bo', o disegnano dal vero Prato della Valle. Una scuola alla cui felicità tutti partecipano, da sempre.
E' una scuola pubblica. Ora altri tagli garantiscono 40 ore (il tempo pieno non si tocca, Gelmini dixit) ma senza "compresenze". Vuole dire didattica frontale - un insegnante spiega, i bambini in aula ascoltano - e basta. Per 8 ore al giorno. Chiunque capirebbe che questa cosa non è "tempo pieno". Che non ha nessun fondamento didattico, per non dire pedagogico.
Da giorni i genitori dell'Arcobaleno hanno raccolto firme, si sono mobilitati, si battono per un progetto trentennale che da sempre ha prodotto risultati e bei ricordi. Che da sempre ha formato giovani cittadini. Un'eccellenza (si dice così?) di cui andare fieri. Mi chiedo: perché un genitore si deve "battere" per difendere una scuola pubblica? Perché i suoi avversari sono parte di un'istituzione che dovrebbe difendere, accudire, esaltare una scuola (non solo l'Arcobaleno) aperta al futuro?
Massimiliano Botti
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